rdfs:comment
| - Nacque a Catania in una famiglia di geni: il padre e il nonno avevano due lauree, uno zio era ministro, un altro fisico e un altro ancora rettore universitario. Anche il cane di casa era laureato, in scienze della comunicazione. Crescendo in questo ambiente anche Ettore divenne di intelligenza eccezionale. Fin da piccolo era capace di fare a memoria complessi calcoli matematici in brevissimo tempo, tanto che risolveva compiti di matematica per le scuole superiori, pubblicando poi la soluzione su un sito web a pagamento. Inoltre era un precocissimo campione di scacchi, anche se quando la partita si prolungava oltre un certo orario aveva la tendenza a infilarsi in bocca un alfiere e succhiarlo come un ciuccio per poi addormentarsi.
|
abstract
| - Nacque a Catania in una famiglia di geni: il padre e il nonno avevano due lauree, uno zio era ministro, un altro fisico e un altro ancora rettore universitario. Anche il cane di casa era laureato, in scienze della comunicazione. Crescendo in questo ambiente anche Ettore divenne di intelligenza eccezionale. Fin da piccolo era capace di fare a memoria complessi calcoli matematici in brevissimo tempo, tanto che risolveva compiti di matematica per le scuole superiori, pubblicando poi la soluzione su un sito web a pagamento. Inoltre era un precocissimo campione di scacchi, anche se quando la partita si prolungava oltre un certo orario aveva la tendenza a infilarsi in bocca un alfiere e succhiarlo come un ciuccio per poi addormentarsi. Per seguire le orme del padre si iscrisse a ingegneria, ma si stufò perché era troppo facile e decise di passare a fisica, che era anche più vicina a casa sua e gli permetteva di svegliarsi più tardi la mattina. Prima però volle sottoporre Enrico Fermi, che all'epoca era un giovanissimo professore di fisica teorica, ad una sorta di esame di ammissione, per vedere se fosse degno di diventare suo docente. Fermi superò l'esame (un 22 stentato), e Majorana iniziò a frequentare l'istituto di fisica, situato in via Panisperna. L'istituto era pieno di talenti: oltre a Fermi, vi erano Bruno Pontecorvo, Emilio Segré, Edoardo Amaldi e Franco Rasetti. Questo gruppo di fisici divenne in seguito noto come "i ragazzi di via Paal Panisperna". In confronto a Majorana, però, non erano altro che caccole con la media del 30. Nel 1929 Ettore si laureò con 110 e lode, complimenti della commissione e pompino accademico. In seguito alla laurea svolse vari studi su argomenti diversi, ma senza soffermarsi a lungo su nessuno di essi; alcuni maligni insinuano che Majorana interrompesse le ricerche immediatamente dopo aver ricevuto i fondi. Quello che è certo è che Majorana spesso arrivava all'istituto a bordo di automobili decappottabili e accompagnato da donne appariscenti. Nel 1933 i suoi colleghi della facoltà di fisica riuscirono a convincerlo a fare un viaggio in Germania per toglierselo dai piedi metterlo in contatto con i migliori fisici tedeschi. In Germania Majorana conobbe Werner Heisenberg, con il quale ebbe una proficua collaborazione nei sei mesi della sua permanenza: le birrerie e i bordelli di tutta Lipsia conobbero un periodo di prosperità tale da avere un effetto benefico sull'intera economia tedesca che si stava riprendendo dalla crisi del '29. Tra una bevuta e l'altra i due discutevano di fisica, e fu proprio in Germania che Majorana pubblicò per la prima volta un suo lavoro scientifico, intitolato Mein Kampf (Majorana non sapeva il tedesco). Al ritorno dal viaggio Majorana era ancora più strano: non si lavava, usciva raramente di casa e non apriva la posta. Le rare volte in cui si recava all'università aveva l'abitudine di riflettere su un'idea, svolgere dei calcoli su un pacchetto di sigarette e poi gettarlo in un cestino. In queste occasioni Fermi aspettava che lui uscisse per frugare tra i rifiuti e recuperare il pacchetto con i calcoli. Nel 1937 fu nominato professore all'Università di Napoli, ma anche qui continuò a condurre una vita solitaria. Il 25 marzo 1938 si imbarcò per Palermo su un traghetto della Tirrenia. Quella stessa mattina aveva scritto una lettera ai familiari che conteneva poche, oscure parole: Dopo l'imbarco sul traghetto, Majorana scomparve. I suoi parenti fecero tutto il possibile per cercarlo, intervenendo perfino presso il Duce. Mussolini si impegnò a fondo per ritrovare Majorana, mosso dal timore di perdere uno scienziato tanto valente: diede ordine al capo della polizia Bocchini di cercare Majorana in lungo, in largo e in profondo, e scese lui stesso in strada vestito da Sherlock Holmes con una lente d'ingrandimento in mano e un segugio al guinzaglio. La Domenica del Corriere invece bandì il concorso a premi Che fine ha fatto Ettore Majorana?, in cui si potevano vincere fino a 2000 lire in gettoni d'oro ogni settimana, indovinando in quale nazione si trovava Ettore Majorana e dove aveva nascosto il bottino. Ultimo ma non meno importante, nel 1996 anche Chi l'ha visto? si occupò del suo caso, non perché ci fosse ancora una qualche speranza di trovarlo ma perché sembrava brutto tutti sì e loro no. Fu tutto inutile, Majorana non venne mai trovato.
|