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| - I dialetti marchigiani sono un'accozzaglia di dialetti capitati per caso nella stessa regione, un po' come succede ai matrimoni con l'assegnazione dei posti a tavola, praticamente non ci stavano da nessuna parte e furono scaricati nelle Marche. Vi sono quindi molte differenze da zona a zona, da provincia a provincia, da paese a paese e da numero civico a numero civico. Tuttavia i linguisti hanno osato dividere i dialetti marchigiani in quattro gruppi:
* la zona di Pesaro-Urbino (in cui il dialetto principale è il tavulliese, esportato poi in tutta la provincia da Valentino Rossi);
* la zona dei ciambotti e dei móscioli (volgarmente detta anconetana);
* la zona de li contadì de cambàgna e de li pistacoppi de città ( o maceratese);
* la zona de lo vatte a fa' d'anterculo ( o fermana);
* la zona delle live fritte (o dell'asculà). La prima e la quinta zona sono state linguisticamente espropriate da tempo dai romagnoli e dagli abruzzesi rispettivamente, tanto che molti si chiedono come fanno ad essere marchigiani se dicono Mentr’ acsè le parleva do’ ragazz malè passeva sai “bleu-geens” tutti sbrimbledi oppure Che te possa cascà adduosse na pioggia de chiuove 'rrezzentite. Inoltre a Senigallia e nelle città circostanti la parlata è così bastarda (non nel senso di meticcia) che non può essere classificata fra le quattro, poiché per l'alta concentrazione di incompatibilità dialettale ogni abitante si sceglie il proprio dialetto fra quelli dei quattro gruppi. Ad oggi nella città di Senigallia i cartelli stradali sono scritti in sette-otto lingue, peggio che in provincia di Bolzano. Inclassificabile anche la zona di Pergola che unisce i tipici suoni della lingua degli orchi a quelli della cultura contadina marchigiana, questo probabilmente per la mancanza degli ultimi stadi dell'evoluzione degli ominidi che abitano quelle zone inospitali. Da considerare anche gli sforzi della gente marchigiana nel tentare di interagire con persone in luoghi più o meno affollati: visto il caso di dialetti multipli precedentemente analizzato, può succedere che per paura di creare incomprensione si tende a parlare in italiano (almeno quello fin'ora conosciuto). Questo fenomeno è stato riscontrato soprattutto in signore in età avanzata come dimostrato da un recente studio. Ne fa un esempio la signora che si reca in macelleria e chiede: File:Quote rosso1.png Vorrei tre etti di fettine, mi raccomando me le dia tenere che mio marito non le "stroncica" bene... File:Quote rosso2.png Dialetto marchigiano oppure sempre la stessa signora invitata al matrimonio del macellaio: File:Quote rosso1.png Cameriere?? Cortesemente, gradirei assaggiare altre due "forconate" di maccheroncini... File:Quote rosso2.png Dialetto marchigiano
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